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Protetto: Lezione 3 – le domande
IL VUOTO E IL FAKENESS – LEZIONE 1
Dopo il lockdown e la pandemia l’impressione è che nel mondo e nella vita di ognuno sia cresciuta la sensazione di un vuoto esistenziale, che nulla valga più la pena, che tutto sia uguale e che spesso tutto quello che vediamo sia in qualche modo falso o virtuale, condizionato dal fake.
L’immagine che più di altre nella scorsa estate ha caratterizzato questo vuoto è quella di un giovane afgano che nel tentativo di salire su un aereo che lo portasse lontano dal suo paese è caduto nel vuoto, davanti all’insensibilità di tanti. In questo periodo in tanti hanno avuto la sensazione di essere o cadere nel vuoto.
Una mia alunna mi ha scritto:
Delle volte, in questo periodo di quarantena, mi sono sentito come se mi avessero rinchiuso nel “buco” per un periodo indeterminato . Ci sono stati dei momenti di silenzio e vuoto assoluto che talvolta non ti ricordavi neanche il tuo nome. A me è capitato e non è stato bello
Proviamo a guardare insieme questo vuoto.
IL VUOTO AVANZA
Ti consiglio di vedere il video integrale disponibile sul canale youtube cliccando qui
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Montale diceva: «Si riempie il vuoto con l’inutile».
«Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto. E poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi».
Ma questo vuoto ci basta o desideriamo qualcosa di più?
LADY GAGA – SHALLOW
Dimmi una cosa, ragazza
Sei felice in questo mondo moderno?
O hai bisogno di più?
C’è qualcos’altro che stai cercando?
Sto precipitando
In tutti i bei momenti mi ritrovo a desiderare il cambiamento
E nei brutti momenti ho paura di me stesso
Dimmi qualcosa, ragazzo
Non sei stanco di cercare di riempire quel vuoto?
O hai bisogno di più?
Non è difficile resistere così tenacemente?
Sto precipitando
In tutti i bei momenti mi ritrovo a desiderare il cambiamento
E nei brutti momenti ho paura di me stessa
Ho toccato il fondo, guarda mentre mi tuffo
Non arriverò mai a terra
Mi schianto contro la superficie, dove non possono farci del male
Siamo lontani dal superficiale adesso
Sulla superficie, superficie
Sulla superficie, superficie
Sulla superficie, superficie
Siamo lontani dalla superficie adesso
Ho toccato il fondo, guarda mentre mi tuffo
Non arriverò mai a terra
Mi schianto contro la superficie, dove non possono farci del male
Siamo lontani dal superficiale adesso
Sulla superficie, superficie
Sulla superficie, superficie
Sulla superficie, superficie
Siamo lontani dalla superficie adesso
Come dice la canzone, anche nel vuoto e nella drammaticità della vita desideriamo un cambiamento, che arrivi qualcosa o qualcuno che in qualche modo possa “salvare” noi stessi e la realtà in cui viviamo
Protetto: LEZIONE 2 – IL MIO VUOTO NON è SOLO MIO
Lezione 4 – di che cosa è questa mancanza? – che cosa stiamo aspettando?
Di che cosa è questa mancanza? Questo vuoto?
QUESTO è VUOTO è SEGNO DELLA GRANDEZZA DELL’UOMO DICE LEOPARDI
Leopardi, tratto dallo Zibaldone:
“Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena (…) e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio (…) e sempre accusare le cose d’insufficienza e di nullità e patire mancamento e voto (…) pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana”.
Caro direttore,
ci penso spesso a quello che ho perso, a quello che non riavrò mai più, a quello che dirò ai miei figli quando mi chiederanno di raccontare loro di questo periodo, forse aspettandosi storie gloriose e avvincenti. Credo che rimarranno delusi. Io, come quasi tutti coloro che hanno la mia età, ho perso tutto. Ho perso la mia routine, ho perso le interazioni sociali, ho perso il senso di far parte di una comunità più grande, di un branco, se volete, di persone accomunate da un solo, grande fattore: l’essere giovani.
La verità di questa situazione è che fa schifo, è inutile girarci intorno. Ho diciotto anni ma non posso viverli. Sto in casa tutto il giorno, al computer. Come molti altri ho ridotto le mie interazioni sociali al minimo, qualche chiamata occasionale agli amici più stretti, quando ho fortuna li vedo anche, per qualche ora, qualche messaggio distaccato, quel classico “Come va?” “Bene, e te?” “Bene” di cortesia, giusto per far vedere all’altro che ci sono ancora. Paradossalmente so più cose sui miei “amici” dalle loro storie Instagram.
Quello causato dal Covid per gli adolescenti è un isolamento totale, che ti inghiottisce. Entri in questo vuoto, in questo loop continuo in cui tutte le giornate sono uguali, tutte le giornate sono passate ad aspettare. “Aspettare cosa?” a volte mi chiedo, la fine. Aspetto la fine di questa situazione, aspetto quando potrò vivere di nuovo. Ma nel mentre il tempo passa, inesorabile, e io lo spreco ad aspettare.
Non c’è ricerca, non c’è interazione. Quindi cosa succederà a noi? Impareremo mai a comunicare, rintanati dietro una tastiera, timorosi di uscire in strada anche quando tutto ciò sarà finito? Non lo so, non sono nessuno per dirlo. So solo che già adesso mi sembra che facciamo più fatica a parlarci, che non sappiamo bene cosa dirci, come comportarci quando finalmente ci vediamo faccia a faccia. Adesso la prospettiva di conoscere qualcuno di nuovo mi terrorizza, un anno fa era uno dei miei piaceri più grandi. Non so se ciò durerà all’infinito o è solo un’abitudine passeggera. Io so solo che ho paura e che mi sembra di stare sprecando la mia vita.
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Cesare Pavese: «Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?
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“Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza? | Che colmi tutta la terra della tua assenza?“
Pär Fabian Lagerkvist
ASPETTIAMO QUALCUNO CHE POSSA GUARDARCI IN MODO DIVERSO, UNO SGUARDA TRA UN MILIONE CHE CI DICA CHE VIVERE è UNA BELLISSIMA AVVENTURA E SOPRATTUTTO HA UN SENSO. Guardiamo il video di questa canzone
The Lumineers – Sleep On The Floor
Metti in valigia uno spazzolino da denti, cara
Metti in valigia una delle tue camicette preferite
Prendi un assegno, per prendere tutti i tuoi risparmi
Perché se non ce ne andiamo da questa città
Potremmo non farcela
Non sono nato per morire affogato, forza piccola
Dimentica quello che ha detto Padre Brennan
Non siamo nati nel peccato
Lascia una nota sul tuo letto
Fai sapere a tua madre che sei al sicuro
E quando si sveglierà
Avremo attraversato la statale
Avremo guidato tutta la notte, andiamo baby
Se oggi il sole non splenderà su di me
E se la metropolitana si allagasse e i ponti si spezzassero
Ti prepareresti e scaveresti la tua tomba?
O reagiresti (oppure “inveiresti”) contro il giorno della tua morte?
E quando guardammo fuori, non riuscivamo a vedere neanche il cielo
Come fai a pagare l’affitto, senza i tuoi genitori
O è dura, cara, questa situazione
Non voglio vivere così
Se oggi il sole non splenderà su di me
Se la metropolitana si allagasse e i ponti crollassero
Stasera Gesù Cristo non può salvarmi
Tu vestiti, mettiti qualcosa di carino
Decidi per me, yeah, decidi per noi
Oh, oh, oh, Illinois, Illinois
Metti in valigia uno spazzolino da denti, cara
Metti in valigia una delle tue camicette preferite
Prendi un assegno, per prendere tutti i tuoi risparmi
Perché se non ce ne andiamo da questa città
Potremmo non farcela
Ma non basta neanche una persona perchè la vita è piena di limiti (come già abbiamo visto fino adesso), ce lo testimonia il Don Giovanni colui che ha fatto del possesso dell’altra, una sua missione di vita, uno scopo.
Miguel Mañara di Milosz
Mañara si abbandona alla dissoluzione, ma questo non riesce a colmare l’abisso della sua umanità, del suo desiderio. «Ho trascinato l’Amore nel piacere, e nel fango, e nella morte […]. Mangio l’erba amara dello scoglio della noia. Ho servito Venere con rabbia, poi con malizia e disgusto […]. Certo, nella mia giovinezza, ho cercato anch’io, proprio come voi, la miserevole gioia, l’inquieta straniera che vi dona la sua vita e non vi dice il suo nome. Ma in me nacque presto il desiderio di inseguire ciò che voi non conoscerete mai: l’amore immenso, tenebroso e dolce. […] Ah! Come colmarlo, quest’abisso della vita? Che fare? Perché il desiderio è sempre lì, più forte, più folle che mai. È come un incendio marino che avventi la sua fiamma nel più profondo del nero nulla universale!»
Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.
Rainer Maria Rilke (da Lettera ad un giovane poeta)