Nel 2022 a Giovanni Allevi è stato diagnosticato un mieloma multiplo, molto dolore e una grande fatica per superare la malattia.
Sono provocanti queste parole di Giovanni Allevi al Festival di San Remo, ancora di più quelle di un’intervista di qualche anno fa, un’occasione per un dialogo su tanti aspetti della vita.
«Quando tutto crolla e resta solo l’essenziale, i giudizi dall’esterno non contano più. Io sono quello che sono. Posso anche essere in una condizione di continuo mutamento, ma in me c’è qualcosa che permane. Ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno»
Che cos’è questo qualcosa di eterno?
«La visione proposta oggi dal cristianesimo è assolutamente dirompente. L’attuale cultura dominante è infatti centrata sul nichilismo, per cui il nostro valore e la nostra identità dipendono esclusivamente da un giudizio e un riscontro esterno. Tutto il mondo dei social e dei talent show è fondamentalmente nichilista: contano il numero dei like e dei follower. Ecco allora sopraggiungere un’ansia diffusa, soprattutto tra i giovani: un disagio nuovo che i nostri genitori non conoscevano. Il risultato del nichilismo è un perenne senso di inadeguatezza, di esclusione dal mondo, di proiezione verso l’esterno nell’urgenza di dimostrare sempre di più. Il cristianesimo propone una visione opposta e ci dice: io posseggo un’identità, un valore, una scintilla interiore, indipendentemente da qualunque riscontro esterno, indipendentemente dal mio aspetto, dai risultati che ho ottenuto, dai giudizi e dalla stima che ricevo. I filosofi direbbero uno statuto ontologico, un senso delle cose. Tutte le più grandi personalità dell’arte, della ricerca scientifica, del pensiero, non si sono mai curate del riscontro esterno; hanno inseguito le proprie visioni anche a costo di andare incontro all’incomprensione».
(intervista a Famiglia Cristiana, 7 gennaio 2021)