Ho tanti alunni che passano la loro vita a guardare ed ammirare i loro idoli musicali, vanno ai loro concerti, conoscono a memoria le loro canzoni, aspettano con ansia le loro dirette Instagram per poter anche solo inviare un saluto, forse qualcuno ha ancora appeso un loro poster nella cameretta, vogliono essere come loro, vogliono essere loro.
Poi si scopre che sono loro gli artisti, gli idoli con milioni di follower che scendono dal piedistallo che il business gli ha creato e tornano ad essere umani, come tutti, come qualsiasi adolescente che si trova a fare i conti con la durezza della vita e l’eterna (aggiungo benedetta e sana) insoddisfazione dei comuni mortali, sempre alla ricerca di qualcosa o qualcuno che ci renda felici.
Che senso ha la vita?.
Perchè non posso essere sempre felice?
E così via altre domande, quelle più vere, quelle che nel quotidiano ci teniamo dentro per paura di mostrare la nostra fragilità, il nostro aver bisogno di altro, degli altri.
Anche i nostri idoli sono come noi comuni mortali, alla ricerca di una felicità piena, viva e soprattutto che sia per sempre, non passeggera come il successo o l’ispirazione di una canzone.
La loro è una domanda ancora più potente dopo aver scommesso tutto su soldi, successo e fama, una domanda che non si può più tacere, tanto da arrivare a pagare fino a mille euro per un’ora di incontro con il guru della moda di turno per avere delle risposte.
Il guru che ti dice di cercare qualcosa dentro di te, che siamo fatti male perchè cerchiamo un significato delle cose, che mettersi insieme ad altri uomini crea cose terribili e tanti altri consigli da “guru ignorante” (così si fa chiamare) e che alla fine per sbloccarti ti offre un corso di aggiornamento di 32 ore (non si capisce se fatturato o no) per arrivare a conoscere una realtà nuova che cambierà la tua vita.
Un po’ viene da sorridere a sapere che il guru riempie palazzetti e arene a pagamento per dire in modo un po’ in stile Bersani che “La vita è come un tram di Milano: se ti ci siedi dentro, ti porterà di certo a destinazione. Ma se ci finisci sotto è terribile.” ma la questione è dannatamente seria perchè quelle domande sono le più vere che un uomo può porsi nella vita.
Bisogna tornare ad essere semplici ma veri, come una mia alunna nei giorni successivi all’alluvione, è una di quelle ragazze che durante tutto l’anno correva fuori dall’aula per attacchi di panico, piena di paure, insicurezze e domande sulla vita; tornata in classe dopo una settimana passata a spalare fango dalle 8 di mattina alle 8 di sera mi ha detto “prof., non mi era mai successo ma in questi giorni tornavo a casa la sera distrutta ma felice, voglio vivere tutta la mia vita così, ho capito che donar la mia vita agli altri mi rende felice”, che bello riconoscere nelle sue parole la mia stessa esperienza di quei giorni.
Qualcuno aveva bisogno e in tanti ci siamo messi insieme ad aiutare, più semplice di così.
Non ha pagato mille euro per scoprirlo, ha seguito semplicemente quelle esigenze di bello, di vero e di giusto che venivano da quello che la Bibbia chiama cuore.
Altro che guru ignorante, 15 anni e aver già capito che la vita ha un valore se viene donata, perchè da solo se cerchi e rovisti dentro di te cosa pensi di trovare se non pianto, tristezza e solitudine?
Come dice una canzone di Guè e Rose:
Piango sulla Lambo
E, baby, piove tanto
Ma piove dentro
Piuttosto che i guru ignoranti, si mettano ad ascoltare i più semplici, i giovani e le loro domande, si sporchino le mani con loro, come nel fango, forse li troveranno un tesoro, come capita ogni giorno a me.